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giovedì 26 luglio 2012

Le sette chiese in un unico capolavoro.la Basilica di S.Stefano



Il complesso ecclesiastico di Santo Stefano sorge entro il centro storico bolognese dentro l’ultima cinta muraria, detta Circla, Il complesso viene abitualmente chiamato “le Sette Chiese” ed effettivamente la basilica si articola in una serie di edifici addossati l’uno all’altro che però non raggiungono più il numero di sette, che venne in realtà scelto dalla tradizione soprattutto per il suo valore mistico. Punto centrale e più antico del complesso stefaniano è laChiesa del Sepolcro, costruzione ottagonale a imitazione dell'Anastasis di Gerusalemme, edificata sul luogo indicato come quello della sepoltura e resurrezione di Gesù Cristo. 
Delle sette chiese citate oggi ne rimangono solo quattro,fu san Petronio allora vescovo di Bologna, a ideare la basilica che doveva imitare il Santo Sepolcro di Gerusalemme, l’aspetto del complesso è cambiato rispetto alle origini e anche le tradizionali "Sette Chiese", si sono ridotte a quattro. Si accede attraverso la Chiesa del Crocifisso qui si trova il Crocifisso della fine del 1300 che dà il nome alla chiesa. Nella navata sinistra si può ammirare una scultura del 1700 che raffigura il “Compianto su Cristo morto”. Una porta laterale conduce alla Chiesa del Santo Sepolcro, la costruzione più antica di tutto il complesso. 12 colonne circondano l’edicola che custodiva le reliquie di San Petronio, che furono ritrovate qui nel 1141. Secondo una curiosa usanza, le donne incinte di Bologna facevano trentatré giri attorno al sepolcro, uno per ogni anno di vita di Cristo, entrando a ogni giro nello stretto sepolcro per pregare; al termine del rito, si spostavano nella vicina chiesa del Martyrium per pregare davanti all'affresco della Madonna Incinta. Il corpo di San Petronio nel 2000 è stato spostato nella basilica che porta il suo nome e si è riunita alla sua testa, che già si trovava lì. Da allora il sepolcro, che ora è vuoto, non viene aperto più. 
Nella chiesa si trova anche una fonte d'acqua che ha un valore altamente simbolico: rappresenta il fiume Giordano, dove fu battezzato Gesù, anche se in realtà la fonte esisteva già nel tempio originario dedicato a Iside che si trovava proprio in quest’area, come testimoniano anche le sette colonne di marmo africano riutilizzate nel Sepolcro. 
Una porta laterale conduce alla chiesa dedicata a Vitale e Agricola, due martiri bolognesi, servitore e padrone, vittime della persecuzione di Diocleziano nel 305 d.C.. In origine era dedicata a San Pietro: qui infatti era stato ritrovato un sepolcro con la scritta "Symon" e si era sparsa la voce che fosse la tomba di Simone, il primo apostolo chiamato poi Pietro. Nonostante la notizia non avesse alcun fondamento storico, aveva attirato naturalmente numerosi pellegrini, distraendoli da Roma. Questo non piacque al papa che reagì in maniera non proprio diplomatica: fece scoperchiare e riempire di terra la chiesa. Solo settanta anni dopo fu permesso di ripristinare il luogo di culto, naturalmente col patto che fosse cambiato il suo nome. 
Tornando al buio del Sepolcro, si passa alla luce attraverso il “Cortile di Pilato”, chiamato così per ricordare il luogo dove fu condannato Gesù. Ai lati del cortile ci sono due porticati in stile romanico mentre al centro spicca una vasca di pietra: viene chiamata "Catino di Pilato", è un'opera longobarda dell’VIII secolo e riporta un'iscrizione sotto il bordo. 



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